Le qualità nascoste del miele di melata

La caratteristica peculiare del miele di melata è che non viene ricavato dal nettare. La melata è una sostanza zuccherina e appiccicosa che si forma sulla vegetazione, in particolare sulle foglie degli alberi, in prossimità di colonie di afidi e di altri insetti che si nutrono della linfa di queste piante. Raccolta e utilizzata dalle operose api nei periodi o nei luoghi in cui la produzione di nettari è scarsa, il miele di melata ha delle straordinarie qualità che lo rendono unico. Per produrre la melata è indispensabile un ambiente incontaminato da anticrittogamici, usati per l’appunto nella lotta contro gli afidi. Il miele di melata ha un colore marrone scuro, una consistenza vischiosa e un sapore meno dolce rispetto a quello del miele prodotto dai nettari, un retrogusto amaro e, all’olfatto, un odore che sa di corteccia e terriccio.

La melata possiede un indice glicemico più basso rispetto ad altri tipi di miele e alla maggior parte dei dolcificanti (innalza la glicemia con una velocità inferiore), il che rappresenta un vantaggio soprattutto per le persone che hanno una ridotta tolleranza al glucosio. È un ottimo antibatterico e un lenitivo per il tratto respiratorio. Vanta un potere nutritivo superiore al miele di nettare, grazie anche al maggior contenuto di sali minerali e oligominerali, tra cui ferro, manganese, potassio e magnesio. Grazie alla presenza di oligosaccaridi aiuta il fisiologico funzionamento dell’apparato gastrointestinale. È ricco di polifenoli, sostanze antiossidanti che aiutano l’organismo a difendersi dallo stress ossidativo e quindi dalle infezioni e dall’invecchiamento. Il miele di melata è facilmente assimilabile ed è ottimo quando bisogna fornire all’organismo un pacchetto energetico immediatamente disponibile.

 

Un nostro studio condotto lo scorso inverno su cinquanta bambini in età scolare (3-8 anni) ha dimostrato che il miele di melata somministrato a digiuno (10 g al giorno, un cucchiaio da caffè) ha esercitato un significativo effetto di stimolo immunitario aspecifico riducendo del 75%, rispetto ad un campione di controllo (che non assumeva la sostanza), gli episodi di infezione acuta del tratto respiratorio.

Gli episodi influenzali si sono verificati nel 30% dei piccoli pazienti, ma la sintomatologia clinica dell’episodio viremico ha avuto una durata media di 4 giorni vs 8 giorni del gruppo controllo. Le recidive post virali sono state osservate nella misura del 5% vs 55% del gruppo controllo. Il gruppo che assumeva la melata non ha effettuato l’antibioticoterapia (vs il 70% del gruppo controllo). Le evidenti differenze cliniche tra i due gruppi rappresentano uno stimolo interessante a proseguire la ricerca, approfondendo i meccanismi bioumorali che stanno alla base dell’utilizzo del miele di melata come profilassi delle malattie invernali del tratto respiratorio.

 

Dr. S. Percolla

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